Dedicato a Clara

Ho conosciuto il Pittore soltanto nei ricordi della figlia Clara, una ‘’ragazza’’ di ottant'anni piena d’allegria e gioia di vivere.
Suonavo il campanello della sua casa di via Miller nel centro storico di Forlì e m’immergevo in un’atmosfera ottocentesca, fatta di vecchi mobili, tende di pizzo e tanti quadri alle pareti.

Passavano le ore e i suoi racconti parlavano di una Romagna tra otto e novecento, del lavoro del padre pittore, impegnato ad affrescare ville, palazzi e teatri e di tanti piccoli episodi di vita famigliare.

"É facile amare i quadri di Cesare Camporesi, perché non occorre pensare a significati particolari. Basta guardarli e par di sentire il profumo delle sue rose mentre gli occhi si riempiono con i colori delle loro sfumature."
R. T.

Biografia

Cesare Camporesi - Meldola 1869 – Forlì 1944
Di famiglia modesta Cesare Camporesi dimostrò ben presto le sue capacità artistiche, frequentando negli anni dal 1884 al 1886 la Scuola Tecnica di Disegno di Meldola. Fu proprio grazie a “tali non comuni facoltà” che riuscì ad ottenere, dal Comune di Meldola e da un Istituto bancario il sussidio necessario per l’ingresso all'Accademia delle Belle Arti di Bologna. Camporesi iniziò a frequentare l’Accademia nel novembre 1887 sotto la guida esperta di Luigi Samoggia, con il preciso scopo di perfezionarsi nella decorazione ed avere così un “mestiere dai buoni guadagni”. 

Dimostrò di avere ottime capacità, tanto che Il Resto del Carlino del 28 giugno 1889 riporta: “del suo non comune valore attestano le sincere lodi dei suoi professori; il che deve essere di efficace conforto e di assiduo incoraggiamento al giovane studioso, che dimostra sì belle e promettenti attitudini per l’arte sua”. 

Sempre dal Carlino del 2 luglio 1890 si legge della medaglia di primo grado, ottenuta per il corso di scenografia che concluse nel luglio 1891. Proseguì gli studi a Firenze ove s’iscrisse alla Scuola delle Arti Decorative Industriali che dovette abbandonare per motivi famigliari. Poté terminare i corsi soltanto nel 1898.
In quegli anni Camporesi era già molto attivo tanto da meritarsi frequenti citazioni dalla stampa dell’epoca. Riportiamo soltanto le prime in ordine di tempo:
- 23/11/1894 La Gazzetta dell’Emilia: “Un giovane che fa onore non solo al nostro paese, ma alla Romagna tutta […] si è venuto acquisendo in questi ultimi anni fama e riputazione di ritrattista notabile e nomea indiscussa di pittore di fiori”.
- 28/5/1898 L’avvenire d’Italia: vi si legge di un quadro raffigurante il Savonarola donato dall'artista al sacerdote Tommaso Nediani.
- 25/10/1903 Il Lavoro d’Oggi riporta di un Sacro Cuore eseguito per la Cattedrale di Bertinoro.
- 05/6/1904 Il Piccolo di Faenza: “giovane e appassionato cultore d’arte, ha fatto parlare talmente di se che non v’è ormai paese o città vicina che non l’abbia voluto per qualche lavoro”.
Era il 1913 e l’ormai improrogabile necessità di avvicinarsi maggiormente alla committenza pubblica, privata e religiosa, in un ambito territoriale più vasto, convinse il maestro a trasferirsi da Meldola a Forlì. Nella sua attività principale, quella di decoratore, si distinse per la grande abilità nel fondere la tecnica del chiaroscuro, dalle magiche illusioni prospettiche, con i motivi floreali. I Fiori erano frequentemente ripresi anche nell'altra delle sue attività: la pittura in studio.

Gli furono assegnati incarichi per la decorazione di scene, sfondi, sipari ed il restauro delle decorazioni interne di diversi teatri come il Comunale di Meldola, il Petrella di Longiano, l’Esperia e il Comunale di Forlì. Intervenne con restauri e rifacimenti nel palazzo della Provincia di Forlì, della Prefettura e curò alcuni interventi anche nel Palazzo Comunale sempre a Forlì. Eseguì il restauro della chiesa di “San Pellegrino” e della cupola del Suffragio a Forlì. Curò le decorazioni di chiese come: San Bernardo a Faenza, San Nicolò a Castrocaro, SS. Cosma e Damiano, San Francesco e la cappella del Seminario di Meldola. Lavorò alla cappella del Rosario in San Mercuriale a Forlì e a quella del Battistero nel Duomo di Bertinoro. Decorò la cappella del Seminario e la sede vescovile, come pure la chiesa della Pianta sempre a Forlì. Purtroppo eventi bellici, il tempo e l’incuria hanno fatto sì che buona parte di questi lavori, oggi non siano più visibili.

Nella pittura da cavalletto fu sempre fedele ai temi che più amava: fiori, frutta, scorci di città, paesaggi campestri, tornandovi infinite volte. Amava le sue opere, ne curava i dettagli e spesso non riusciva a separarsene. Non dimenticò mai gli insegnamenti dei suoi maestri e non si fece contaminare dai movimenti di avanguardia. Attivo sino al termine dei suoi giorni, morì nella sua casa di Forlì il 23 maggio 1944.
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