Era il 1913 e l’ormai improrogabile necessità di avvicinarsi maggiormente alla committenza pubblica, privata e religiosa, in un ambito territoriale più vasto, convinse il maestro a trasferirsi da Meldola a Forlì. Nella sua attività principale, quella di decoratore, si distinse per la grande abilità nel fondere la tecnica del chiaroscuro, dalle magiche illusioni prospettiche, con i motivi floreali. I Fiori erano frequentemente ripresi anche nell'altra delle sue attività: la pittura in studio.
Gli furono assegnati incarichi per la decorazione di scene, sfondi, sipari ed il restauro delle decorazioni interne di diversi teatri come il Comunale di Meldola, il Petrella di Longiano, l’Esperia e il Comunale di Forlì. Intervenne con restauri e rifacimenti nel palazzo della Provincia di Forlì, della Prefettura e curò alcuni interventi anche nel Palazzo Comunale sempre a Forlì. Eseguì il restauro della chiesa di “San Pellegrino” e della cupola del Suffragio a Forlì. Curò le decorazioni di chiese come: San Bernardo a Faenza, San Nicolò a Castrocaro, SS. Cosma e Damiano, San Francesco e la cappella del Seminario di Meldola. Lavorò alla cappella del Rosario in San Mercuriale a Forlì e a quella del Battistero nel Duomo di Bertinoro. Decorò la cappella del Seminario e la sede vescovile, come pure la chiesa della Pianta sempre a Forlì. Purtroppo eventi bellici, il tempo e l’incuria hanno fatto sì che buona parte di questi lavori, oggi non siano più visibili.
Nella pittura da cavalletto fu sempre fedele ai temi che più amava: fiori, frutta, scorci di città, paesaggi campestri, tornandovi infinite volte. Amava le sue opere, ne curava i dettagli e spesso non riusciva a separarsene. Non dimenticò mai gli insegnamenti dei suoi maestri e non si fece contaminare dai movimenti di avanguardia. Attivo sino al termine dei suoi giorni, morì nella sua casa di Forlì il 23 maggio 1944.